Voilà Magazine
Il magazine ci ha intervistate per sapere come è nata MADI e che cos’è per noi lo smart working.
La scelta dello smart working porta con sé piccole rivoluzioni.
“Nel maggio del 2017 scegli, insieme alla tua socia ed ex compagna di banco delle scuole superiori Annalisa, di cambiare vita e di fondare MADI, diventando entrambe freelance e passando dal lavoro in ufficio allo smart working, in tempi in cui ancora difficilmente se ne sentiva parlare. Come mai avete fatto questa scelta?”
Nel mese di maggio di tre anni fa andava ufficialmente online il sito web di MADI e fu la dichiarazione della nostra idea imprenditoriale. In realtà, come hai giustamente anticipato tu, la nostra storia personale nasce molto tempo prima; nel settembre del 2000, al primo giorno di scuola superiore nel cortile del liceo d’arte sul Lago d’Orta dove incontro Annalisa. Diventammo sin da subito molto amiche, abbiamo vagonate di affinità ed empatia e questo bagaglio, portato nella sfera professionale, ci fa gioco-forza nei progetti MADI. La formazione universitaria e lavorativa ci dividono, io a Milano ed Annalisa a Pavia. È nel 2016 che iniziano i primi progetti insieme, tra ricchi brainstorming e lunghe telefonate prende forma e nasce MADI. MADI è un acronimo e sta per MAnuale DIgitale, lo strumento attraverso il quale suggelliamo i progetti di comunicazione e strategia affrontati con i nostri clienti. Ci occupiamo di consulenza e comunicazione e lavoriamo in smart working al 100%. Come dici tu, di smart working non se ne sentiva parlare così massicciamente come in questo periodo, ma al tempo per noi era la migliore scelta da intraprendere, io a Milano, Annalisa trasferita a Roma per amore, era necessario iniziare con una soluzione flessibile ed in grado di rispondere ai nostri bisogni ed esigenze. Ad oggi confermiamo questa scelta e cerchiamo professionisti/e come noi che abbiano voglia di mettersi in gioco e condividere questa modalità di lavoro e di idea imprenditoriale.
“Parlando nello specifico di smart working: credete che questa situazione di emergenza sanitaria abbia permesso un cambio di mentalità anche in Italia su questa tematica?”
Se saremo in grado di fare le giuste analisi e deduzioni da questo periodo, con adeguati mezzi e misure, potremmo raccogliere davvero risultati positivi per i prossimi mesi ed anni a seguire. Secondo noi si potrà parlare di un cambio effettivo di mentalità nel momento in cui le aziende riusciranno a fare il passo da telelavoro a smart working, lasciando la libertà al lavoratore di scegliere (quello dei giorni del Covid-19 è un telelavoro forzato e obbligato, non una scelta consapevole). Lo smart working ha un grado di flessibilità, modulabilità e autonomia che il telelavoro non ha. Quando si arriverà a concepire che il raggiungimento degli obiettivi prefissati è più importante del mero monte ore, si sarà fatto il salto nella giusta direzione. Elasticità nella scelta delle location lavorative, uso corretto e consapevole di diversi strumenti e device e libero arbitrio su giorni e orari da dedicare al lavoro, saranno la combinazione vincente per un vero smart working. Pensiamo che questa situazione di emergenza abbia dato una scossa e sinceramente speriamo che sia una motivazione sufficiente per ripensare la struttura del lavoro. La scelta dello smart working porta con sé piccole rivoluzioni che riguardano non solo i tempi di vita personali e il welfare famigliare ma anche tematiche importanti per le nostre città come il traffico, la qualità dell’aria e la creazione di nuovi spazi condivisibili.
Quali sono i vostri progetti per il futuro come donne e come imprenditrici?
Per il futuro lavorativo ci immaginiamo diversi scenari, continueremo a puntare sullo smart working perchè fa parte del nostro dna e perchè si è rivelata nel corso del tempo una strategia vincente; vorremmo di conseguenza ampliare la rete di collaboratori freelance fino a diventare una “struttura” liquidamente dislocata nel territorio nazionale e perchè no, anche fuori dall’Italia. Con queste modalità vorremmo poi realizzare due sogni/progetti nel cassetto. Realizzare un progetto di comunicazione importante per il sociale o la cultura, che coinvolga diversi attori e che sia un bene prezioso per il territorio e la comunità in cui verrà sviluppato. Potrebbe essere un progetto che riguarda la tutela dei diritti e delle pari opportunità, la riqualificazione di uno spazio urbano, un progetto ambientale, tutto dipende dalle persone che incontreremo lungo il cammino, dalle sinergie che si creano progetto dopo progetto. Realizzare un nuovo prodotto di design, tempo fa per un’università svizzera abbiamo progettato un apparecchio medicale (top secret per ora), la sfida è stata entusiasmante e ci siamo ripromesse di investire del tempo di MADI per il settore del prodotto. Abbiamo un progetto nel cassetto che riguarda la sfera dei pet; speriamo di concretizzarlo nei prossimi 2 anni. Essere giovani imprenditrici è come stare su una giostra fatta di alti e bassi ma tra tutti questi sogni, progetti, programmi abbiamo due compagni di vita: Davide e Andrea che ci sostengono e con cui pensiamo che ad un certo punto, sarebbe bello creare una famiglia. Quindi diventare mamme, magari di quelle che hanno i bimbi che diventano super amici, magari di quelle che prendono un treno e viaggiano per più di 500km per stare un weekend insieme e ritornare al lago e alle montagne da dove tutto è iniziato.